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La carta della moda sostenibile

La carta della moda sostenibile approvata in sede Onu.

La carta della moda eco sostenibile

La moda ha finalmente un documento che contiene le linee guida per una svolta green nel settore del fashion: la carta della moda ecosostenibile!

Lo sappiamo, la carta della moda sostenibile è una notizia vecchia di 2 anni ma riteniamo che, in particolare in questo difficile momento che stiamo vivendo, sia fondamentale parlare di moda sostenibile, rispettosa dei diritti dei lavoratori e degli animali.

Andare oltre il trend del consumo frenetico di vestiti ed accessori moda, che spesso accumuliamo in maniera bulimica senza pensare all’impatto ecologico delle nostre scelte.

Urge un cambio di direzione in tutta l’industria della moda, l’industria del fashion è uno dei settori maggiormente inquinanti e che concorre in maniera importante al consumo di risorse primarie per il pianeta quali l’acqua e altre materie prime e allo sfruttamento del lavoro anche minorile. Ben venga una moda lenta, sostenibile, ecologica e rispettosa dei lavoratori e di tutte le forme di vita!

Carta/manifesto della moda sostenibile è stata promossa da 43 big della moda che vogliono rendere sostenibile e green l’industria della moda.

Una carta per la moda sostenibile a cui tanti grandi marchi stanno fortunatamente aderendo e che in qualche modo premia chi da anni, soprattutto i giovani e creativi fashion designer, stanno puntando su un altra moda ed un altro fashion: vegan, cruelty free ed etico (leggi anche: Moda cruelty free: un marchio vegan ci aiuta a riconoscerla).

Cosa prevede la carta della moda sostenibile?

Al vertice internazionale sul clima Cop24 è stata firmata la carta della moda sostenibile.

Sotto l’egida delle nazioni unite la carta della moda sostenibile viene firmata il a10 dicembre 2018 a Katowice (Polonia).

La carta viene definita come un ‘primo importante trattato che delinea le linee guida a livello globale, i concetti e i doveri di chi vuole produrre moda definibile ecosostenibile’ è avvenuta nel contesto del vertice Onu sul clima (Cop24).

Con l’importante patrocinio dell’Organizzazione delle Nazioni Unite  i ‘grandi marchi’ della moda, ovvero tutti gli attori che ruotano attorno a questa importante industria si sono impegnati a ridurre tutte le forme di impatto che le attività legate alla produzione, distribuzione e alla logistica nel settore fashion producono nei confronti del pianeta. Sono stati in 43 i big che ruotano attorno alla moda che hanno dato vita al primo manifesto animalista in 16 punti si propone di:

  • promuovere nel settore moda l’economia circolare;
  • la riduzione fino all’eliminazione dell’uso del carbone;
  • la scelta nei materiali di prodotti ecosostenibili;
  • essere proattivi nella sensibilizzazione del consumatore;
  • promozione nel settore dell’economia circolare;

Bei principi che speriamo diventino presto realtà e trovino concreta applicazione!

Ai primi firmatari della carta della moda sostenibile (o manifesto della moda sostenibile se preferite) possono aggiungersi tutte le realtà del settore che hanno interesse ad attuare i punti indicati nella carta, che del resto seguono le tematiche degli accordi di Parigi sul clima (12/2015), e prevedono la riduzione del 30% delle emissioni di gas che contribuiscono al riscaldamento globale entro il 2030 e per far questi puntano a coinvolgere nel processo quante più realtà possibili.

A monitorare i progressi verso una moda sostenibile ed a studiare le proposte operative ci pensano 6 gruppi di lavoro a cui partecipano i rappresentanti di queste 43 aziende promotrici dell’iniziativa più via via chi si unirà.

La lotta al carbone sembra allo stato attuale essere la priorità in modo da poterlo eliminare dalla filiera della moda entro il 2025 e raggiungere l’azzeramento completo dei gas serra per il 2050.

La carta della moda sostenibile riguarda tutto il comparto moda

Gli obbiettivi della carta della moda sostenibile sono importanti se si pensa che sono stati i cosiddetti big della moda a volerla in un misto tra sincerità e voglia di intercettare nuovi trend di mercato.

Ma è anche doveroso sottolineare che ancor prima dei grandi marchi tante piccole realtà hanno dato vita a brand della moda ecosostenibile puntando su materiali innovativi uniti alla tradizione,  cercando di sostenere una moda cruelty free unita all’etica del lavoro rendendo tutti questi fattori collegati e imprescindibili l’uno dall’altro se si vuol parlare di una moda innovativa che unisca stile e protezione ambientale. Il settore è bene ricordarlo comprende tutto quello che ruota nel settore moda e fashion . Il capo di abbigliamento è solo l’ultimo degli step di un’industria che parte dalla ricerca delle materie prime passando per la manodopera, la produzione, la distribuzione e la vendita del prodotto finito, finendo con lo smaltimento. In questo senso si tratta di un’economia che con il tempo si può rendere sostenibile e circolare, promuovendo il riuso e i tessuti gree e cruelty free.

Ecco i 43 firmatari della Carta della moda sostenibile: Adidas, Aquitex, Arcteryx, Business for Social Responsibility; Burberry Limited, Esprit, Guess, Gap Inc, H&M, Hakro Gmbh., Hugo Boss, Inditex, China National Textile and Apparel Council,  Kering Group, Lenzing AG, Levi Strauss & Co., Maersk, Mammut Sports Group AG, Mantis World, Maersk, Outdoor Industry Association and Textile Exchange, Pidigi S.P.A, PUMA SE, Re:newcell, Schoeller Textiles AG, Peek Performance, Salomon, Skunkfunk, SLN Moda, Stella McCartney, Sympatex Technologies, Sustainable Apparel Coalition, Target, Tropic Knits.

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Natural Mania crede nella moda sostenibile, per questo vogliamo presentarvi alcune “belle storie” di moda e sostenibilità ambientale, buona lettura!

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