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I punti cardine della moda ecosostenibile

30 Settembre 2018 di Natural Mania

I principi della moda etica e sostenibile (una vera Fashion Revolution) partono dal rispetto degli animali, dell’ambiente e dell’etica del lavoro ed hanno come obbiettivo il consumatore critico e consapevole.

Si parla da tempo della necessità nell’ambito della moda di attuare una svolta in nome della sostenibilità intesa non solo come tutela dell’ambiente  ma anche degli individui:un azione complessiva che parte da chi produce i materiali, passa da chi li lavora sino al consumatore finale che è arbitro e giudice al tempo stesso.

I 5 principi inderogabili che si devono seguire per definire che un capo moda segue criteri di sostenibilità ambientale .

Una svolta che non sia meramente di facciata o dettata dalle mode del momento ma che sia un reale cambio di marcia e se questo cambio di marcia farà salire di qualche euro il costo del prodotto finale è dovere di chi produce e vende far sapere che quel costo aggiuntivo serve a migliorare la qualità del prodotto, la sua genuinità, la sua sostenibilità ambientale, ma anche a pagare dignitosamente le persone che lavorano in questo ambito e garantire loro condizioni e orari di lavoro accettabili.

Il modo migliore per capire l’eticità di un capo di moda è quello della sua tracciabilità e della trasparenza del produttore nel rendere accessibili e talvolta pubblicizzare comportamenti virtuosi in ambito sia ambientale che di tutela di chi nel mondo della moda lavora.  Vi sono organizzazioni nell’ambito della moda che puntano verso questi obbiettivi una di queste è Fashion Revolution che ha stilato un manifesto della moda sostenibile firmato il 24 aprile 2013 da più di 1000 persone operanti nel settore della moda e del fashion ma anche da accademici e intellettuali.

1) Il rispetto degli animali (moda cruelty free)

La moda sostenibile ha come principio cardine quella di essere cruelty free.

Che il cruelty free sia un pilastro della moda sostenibile è risaputo ma occorre sempre ribadirlo. Esistono tessuti naturali che di natura sintetica ‘ecologici’ che permettono di fare a meno del tessuto animale.

La ricerca ha permesso negli anni di aumentare la resistenza e la qualità di questi tessuti ed a ridurre l’impatto ambientale nella loro produzione.

Le aziende che vogliono intraprendere un percorso per diventare animali free (nel nostro piccolo con il progetto la vetrina sostenibile stiamo cercando di dare visibilità ad aziende e marchi che sposano questa filosofia) se posso seguire un percorso che porti prima a seguire tutta una serie di pratiche che riducono le sofferenza degli animali, un secondo step prevede di fare a meno delle pellicce animali per poi arrivare ad un momento finale in cui si farà a meno anche di piume, della lana e di tutti i derivati animali.

Approfondimento video sulla moda vegan e cruelty free:

2) rispetto del lavoro dell’uomo (etica del lavoro)

Spesso l’abbigliamento a basso prezzo nasconde tristi storie di sfruttamento di donne e minori.

Protezione dell’ambiente ed etica del lavoro vanno a braccetto.

I centri commerciali occidentali sono sempre più strabordanti di prodotti per la moda a bassissimo costo (spesso acquistati in modo compulsivo specie per fare i regali di Natale o in occasioni come il black friday e cyber monday), ma dietro quel prezzo ci sono storie di sfruttamento (donne e bambini compresi) nei paesi del terzo mondo senza che il consumatore finale si renda conto di cosa si rende spesso complice. Gli stilisti e le aziende che aderiscono alla moda sostenibile devono prodigarsi a far conoscere il percorso che c’e’ nella realizzazione dei loro capi, di che si servono, specialmente nei sub-appalti, dove e le condizioni di lavoro di chi produce e lavora le stoffe.

L’etica del lavoro si rispetta nella durata dei turni, nelle condizioni degli ambienti di lavoro, nella non discriminazione di genere o razza, nella tutela dei bambini e delle fasce più deboli della popolazione.

Se il prezzo finale sarà più alto saprete il perché, a voi quindi la scelta di decidere da che parte stare quando comprate un capo di abbigliamento. Il tutto in nome di un consumo responsabile e consapevole.

Ingiustizia e sfruttamento del lavoro il “prezzo della moda”:

Chi produce i nostri vestiti? (NEMO puntata del 3o novembre 2017):

3) Rispetto dei criteri di sostenibilità ambientale

Questo punto racchiude e amplia i due precedenti in un tutt’uno con il concetto di  protezione ambientale a 360°. Cominciamo dai tessuti: se utilizzare  filati naturali può sembrare una scelta eco-compatibile non lo è più qualora venga fuori che sono frutto coltivazioni intensive e di usino massiccio pesticidi. Si può fare un discorso simile a quello dell’olio di palma o dell’avocado, le cui coltivazioni hanno portato al disboscamento di vaste zone di foresta e alla monocultura che ha spazzato via le coltivazioni tradizionali e autoctone.

Rispettare principi di sostenibilità ambientale vuol dire avere una visione complessiva delle varie componenti del processo produttivo nel settore moda cercare di inquadrare i meccanismi virtuosi partendo dalla produzione dei tessuti possibilmente naturali e biologici, dalla lavorazione che comporta il rispetto dell’etica del lavoro e la lotta agli sprechi, fino al prodotto finale venduto nelle boutique o nei centri commerciali le cui caratteristiche cruelty free ed eco-sostenibili devono essere evidenziate in modo da essere un tratto distintivo ed essenziale del prodotto. I marchi Crueltyfree come Animal Free sono sigilli importanti di un lavoro che spesso comporta un aggravio economico per il produttore che però vuole esibire orgoglioso come marchio di fabbrica.

Le alternative alla cd “fast fashion”, per una moda alternativa, lenta e sostenibile (video):

4) Lotta agli sprechi in particolare e cultura del riuso

Risparmiare Acqua
L’industria della moda è seconda solo al quella dell’agricoltura nel consumo di risorse idriche e nel consumo energetico.

Non esiste concetto di sostenibilità che non comporti ponga l’accento sulla finitezza delle risorse. Tanto meno nel campo della moda che è una delle industrie più importanti del pianeta ed è preceduta solamente dall’agricoltura nei consumi idrici. A differenza di altre merci il settore dell’abbigliamento negli anni ha visto il prezzo medio del singolo capo venduto calare spesso in maniera vistosa, questo ha comportato un aumento delle vendite e una durata minore della presenza di indumenti nei nostri armadi data l’economicità ma anche il facile deterioramento a causa della scarsa qualità del tessuto.

Vestiti che vengono indossati per pochi mesi e che dopo un periodo di permanenza negli armadi nella migliore delle ipotesi vengono dati in beneficenza ma che nella stragrande maggioranza finiscono nel cassonetto e una esigua parte viene riciclata o riutilizzata. Uno spreco incredibile e per certi versi vergognoso.

Alcuni colossi nel mondo della moda si sono posti degli obbiettivi di arrivare nel tempo a produrre moda sostenibile adottando dei criteri di tracciabilità delle merci prodotte e una maggiore possibilità di accedere agli impianti e alle informazioni per documentarsi e conoscere.

Per quanto riguarda la lotta agli sprechi si tratta di avviare un processo che riduca l’impatto ambientale delle produzioni nell’ambito della moda che comporta un notevole consumo di:

  • acqua (anche noi possiamo fare molto come abbiamo scritto in: come risparmiare acqua in casa)
  • elettricità
  • carbone
  • prodotti chimici

La riduzione del consumo di queste sostanze sarà una conseguenza non solo della ricerca e delle innovazione tecnologica ma anche il risultato di scelta specifiche di imprenditori e operatori dell’industria del fashion e della moda che conducono in prima persona la loro fashion revolution.

18 consigli per riutilizzare vecchi vestiti (visita la nostra sezione dedicata al riuso ed al riciclo creativo):

5) No alla moda veloce SI alla Slow Fashion

Riciclare e riusare i vecchi abiti
La moda lenta in nome della sostenibilità e della qualità del prodotto che non deve essere usa e getta ma bensì durevole.

La velocità in genere stona con concetti quali sostenibilità e originalità. Nel mondo della moda questo si riflette come abbiamo già visto sia nella scarsa qualità del prodotto che pur costando poco nasconde spesso storie di sfruttamento, sia nello spreco di risorse con abiti usa e getta che dopo pochi mesi prendono la strada del cassonetto.  La moda lenta si muove contro la standardizzazione del gusto, la diversità nel vestire e il concetto di distinguersi dalla massa a cominciare da quello che ognuno di noi ogni giorno indossa sia nella vita quotidiana che nelle occasioni particolari. Inoltre si batte per un consumo consapevole dove le persone siano consapevoli di quello che indossano e abbiano la possibilità di scegliere informati. Di qua la necessità di un mondo della moda trasparente (e lenta). 

Il mondo della moda deve essere quindi attendo a valorizzare gli stili e le produzioni locali intesi come tessuti frutto della tradizione anche se evoluti in chiave moderna. In genere un abito della slow fashion è destinato a durare e quando proprio non ci piace più bisogna trovare il modo per riciclarlo o convertirlo ad altri oggetti, ma anche regalarli alle persone bisognose.

Anche a partire dai regali (per qualsiasi occasione) cominciamo a pensare alla natura e all’ambiente ed evitiamo di circondarci (e circondare i nostri cari) con oggetti inutili che spesso non usiamo, per questo abbiamo scritto due articoli dedicati a chi sta cercando di fare un regalo all’insegna del rispetto dell’ambiente: 15 regali di Natale ecosostenibili e 5 idee regalo ecologiche per tutte le occasioni.

Perché è importante parlare di moda sostenibile?

Moda eco friendly e sostenibile: i materiali e i tessuti più utilizzati

Prodotti come il cotone ed il lino, la canapa, la juta e il sughero stanno conoscendo un vero e proprio boom che ne mondo si stima contino circa settanta milioni di persone con un fatturato considerevole.

Sempre più brand legati alla moda inseriscono nei loro cataloghi prodotti fatti con tessuti certificati biologici come per esempio per il cotone è stato creato il marchio GOTS acronimo di Global organics texile standard, questo riconoscimento garantisce la provenienza del materiale per ricavare il tessuto da coltivazioni che non fanno uso di pesticidi o altre sostanze chimiche.

Oltre al vantaggio del basso impatto ambientale tali tessuti incidono in maniera positiva per quanto riguarda le allergie e intolleranze rispetto a certi capi d’abbigliamento. In taluni casi questa ‘green revolution’ nel settore della moda ha fatto riprendere vecchie tradizioni perdute.

Basti pensare che prima del ‘proibizionismo’ l’Italia era uno dei maggiori produttori al mondo di canapa indiana, un bellissimo materiale per tessuti e imballaggi caduto per anni in disuso ma che ora sta riaquisendo linfa vitale grazie ad aziende green ed attente all’ambiente ed all’ecosostenibilità spesso create da giovani che invece di cercare disperatamente un lavoro se lo creano coltivando questo materiale i cui usi sono veramente molteplici: dalla moda, materiale edile ma anche prodotti che nemmeno uno si immagina come olio, saponi cosmetici e tant’altro.

Tra i materiali innovativi è giusto segnalare anche il Jacroki creato in Giappone quasi trent’anni fa le cui caratteristiche sono quelle di derivare da materiali di scarto e dal riciclo a base di cellulosa ma che, vedere per credere, il prodotto finito permette di realizzare prodotti alla moda di sicuro pregio ed è difatti usato da noti brand della moda per alcuni loro prodotti.

La vera sfida dei materiali eco-friendly per la moda è quella di non cadere in pericolose tentazioni del momento dettate dal marketing e dalle esigenze di business ma crearsi con il tempo tante solide realtà in continuo divenire che possono diventare una parte importante di tutti noi, del nostro modo di muoversi nella scelta del prodotto e del vestire, usando sia la testa che il buongusto.

Moda italiana sostenibile, le aziende consigliate da Natural Mania

Natural Mania crede nella moda sostenibile ed etica, per questo vogliamo presentarvi alcune “belle storie” di moda e sostenibilità ambientale:

  • Serendipity lo shop plastic free con il cuore: l’intervista alla titolare
  • La sfida di Wao: scarpe 100% sostenibili
  • Inkanti, la moda sostenibile con lana di Baby alpaca
  • I bijoux che uniscono sostenibilità e tradizione
  • Ekoe: l’amore ai tempi del… plastic free
  • Marisé Perusia abbigliamento etico con tessuti naturali
  • Rifò e il nuovo-antico mestiere della rigenerazione della lana
  • Cosmesi naturale: dall’olio extravergine nasce Pugliami
  • Orange Fiber dagli agrumi nasce un tessuto naturale
  • B.e Quality: l’utopia di una moda lenta diventa realtà

Moda vegana e sostenibile approfondimenti:

  • Le giovani fashion designer scelgono la moda eco sostenibile e vegana
  • La carta della moda sostenibile
  • Moda vegana: alcuni outfit donna cruelty free
  • Moda cruelty free: un marchio vegan ci aiuta a riconoscerla
  • 3 Outfit donna in materiale riciclato
  • Bio bikini i costumi da bagno ecologici
  • Scarpe estive ecologiche e vegan: come riconoscerle
  • Moda vegana per la spiaggia, consigli crueltyFree
  • Vestire ecosostenibile: come avere un guardaroba all’insegna della sostenibilità ambientale
  • Pellicce ecologiche una scelta cruelty free
  • Come si puliscono le pellicce ecologiche?

Filed Under: Abbigliamento vegan, Moda Vegana

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