Cosa è e come si prepara questo infuso venerato in oriente per i suoi effetti protettivi e curativi.
Una massa macroscopica che diventa tè, facile da coltivare in casa e che apporta numerosi benefici al nostro organismo. Sembra una medusa ma non lo è, sembra una frittella ma non lo è, l’aspetto di questa coltura non è dei migliori ma tanti lo venerano come un bambino perché in fondo è uno o tanti essere viventi riuniti assieme in un unico agglomerato che producono un te/tisana che ora andiamo a scoprire in modo che ognuno di noi possa pensare di allevare un kombucha in casa. Un esperimento semplice, sano e che produce benessere.
Una storia millenaria
Sono i cinesi (precisamente gli abitanti della Manciuria) ad aver scoperto per primi le proprietà del Kombucha difatti lo ribattezzarono l’elisir della salute immortale per le sue capacità di portare armonia tra milza e stomaco aiutando la digestione.Con il tempo si diffuse sia ad est arrivando in Russia che in Giappone dove un medico di origine coreana di nome Kombu la diede all’allora Imperatore Inyko. L’unione Kombu + cha che in giapponese significa te diede il nome attuale a questa bevanda che solo in anni recenti sta trovando spazio anche in occidente. Il fungo altro non è che un composto di batteri e lievito, il principale è l’acetobacter xylinum usato comunemente nella produzione dell’aceto da cucina + vari lieviti di cui riportiamo per conoscenza il nome scientifico: Saccharomyces, Brettanomyces e lo Zygosaccharomyces. Un cocktail naturale e gelatinoso dall’alto potenziale nutritivo.
In sintesi possiamo dire che grazie a batteri e lieviti la Kombucha contiene:
- acido glucoronico;
- acido gluconico;
- acido lattico;
- acido acetico;
- vitamine b e c;
Gli effetti veri o presunti sull’organismo umano
Una premessa va fatta, la medicina ufficiale non ha trovato nel Kombucha le qualità che gli si attribuiscono anche se sicuramente male non fa, anzi… Diciamo che chi pensa di curare il cancro con questo fungo dovrebbe un po’ andarci per le molle ed affidarsi alla medicina ufficiale perché quando è in repentaglio la vita delle persone non si scherza, per il resto secondo noi se nei secoli una bevanda ha avuto così tanto riscontro sicuramente dei benefici li darà. Le caratteristiche che maggiormente gli si attribuiscono sono quelle disintossicanti e antibiotiche facilitando varie funzioni dell’organismo. Quindi è adatto per tutti i sintomi somatici dovuti allo stress, all’invecchiamento e all’affaticamento come problemi intestinali, lentezza, nervosismo e inestetismi cutanei dovuti sia all’età che a effetti psicosomatici, nonché diabete e ipertensione. Riesce a rendere più attive le persone ed è un elisir contro la stitichezza. Dice, ma qui vi diciamo provare per credere, rende maggiormente attivi soprattutto gli uomini nei momenti intimi.
Il Kombucha fai da te
Non è difficile ma ci vuole l’attenzione che si deve dare a tutti gli esseri viventi, perché di questo si tratta, che producono per noi questo te buono e soprattutto salutare. Innanzitutto il fungo si acquista una volta sola in quanto poi si riproduce in maniera naturale grazie al composto di lieviti e batteri.
Per preparare un te al Kombucha il cui processo di fermentazione impiega circa 7/10 giorni bisogna prendere un contenitore adatto obbligatoriamente di vetro (evitare assolutamente il metallo) con collo largo da coprire con un tappo in sughero o meglio ancora con un panno di stoffa legato con uno spago o con un elastico.
Ingredienti:
- il cosiddetto fungo o Scoby (simbyotic colony of bacteria and yeast)
- zucchero integrale
- te (preferibilmente nero o verde)
- miele (opzionale)
Preparate del te zuccherato (molto) e versatelo nel contenitore con il collo largo, aggiungere lo Scoby una volta tiepido o anche freddo. Durante la fermentazione non lasciare il contenitore la chiuso senza toccarlo (qualcuno ci parla) apritelo non prima di 7 giorni. Nel caso il fungo per qualsiasi ragione presenti tracce di muffa buttate tutto l’infuso e ripetete l’esperimento. Se tutto è andato a buon fine e volete fare il bis ponete i residui della prima fermentazione nel contenitore in modo da facilitare il processo di fermentazione se invece volete fermarvi ponete il fungo in frigo in un contenitore coperto non metallico, può resistere fino a tre settimane prima della nuova fermentazione.
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