Sono tanti i cambiamenti a cui il corpo della donna va incontro quando arriva la menopausa. Tra gli aspetti maggiormente degni di attenzione, rientra l’aumentato rischio di avere a che fare con una patologia sempre più diffusa: la depressione.
Numeri alla mano, quando finisce la vita fertile raddoppia letteralmente il rischio di averci a che fare. La causa? Ovviamente gli ormoni, che alterano diversi aspetti del benessere con un impatto concreto sulla qualità della vita quotidiana.
Per rendersene conto, basta ricordare il fastidio di sintomi come menopausa ansia e tachicardia, un mix di condizioni che, a lungo andare, può compromettere il benessere mentale e, unito a fattori come la riduzione della libido e l’eventuale aumento di peso, aprire la strada all’insorgenza di depressione.
Come risolvere il problema? Una strada efficace che si può prendere in considerazione è quella della terapia ormonale sostitutiva.
Depressione e menopausa: lo studio sugli effetti della terapia ormonale sostitutiva
Ormai da diversi anni, è stata provata scientificamente l’efficacia della terapia ormonale sostitutiva come fattore in grado di ridurre il rischio di depressione in menopausa.
Ad aprire la strada ci ha pensato uno studio pubblicato nel 2018 sulle pagine della rivista Jama Psychiatry. Gli esperti si sono concentrati su un campione di 172 donne, confrontando gli effetti della terapia ormonale sostitutiva con quelli del placebo.
Di età compresa tra i 45 e i 60 anni, le donne incluse nel campione si trovavano nel periodo della perimenopausa e nella primissima fase della menopausa.
Per amor di precisione, ricordiamo che il primo intervallo di tempo menzionato può proseguire anche per quattro anni.
Al follow up, è stato individuato nel gruppo di controllo, ossia le donne assegnate al trattamento con placebo, l’insorgenza di sintomi depressivi importanti nel 32% dei casi.
Nelle pazienti che, invece, erano state sottoposte al trattamento con i farmaci della terapia ormonale sostitutiva, i sintomi depressivi sono stati riscontrati unicamente nel 17% dei casi.
Il secondo dato è inferiore di quasi la metà rispetto al primo. Si tratta di numeri che, al netto del campione numericamente esiguo, fanno senza dubbio riflettere e rappresentano l’ennesimo tassello nell’ambito della complessa e lunga discussione scientifica sui rischi e sui benefici della terapia ormonale sostitutiva.
A quali pazienti è consigliata?
La terapia ormonale sostitutiva è un percorso che deve essere personalizzato nel dettaglio in tutti i casi. Il suo utilizzo con lo scopo di ridurre il rischio di depressione in menopausa non fa eccezione.
Come evidenziato dalla Professoressa Susan Girdler, docente di psichiatria presso la North Caroline University nonché parte del gruppo di esperti che ha condotto lo studio menzionato nel paragrafo precedente, è possibile individuare diversi cluster di pazienti sulle quali la terapia ormonale sostitutiva è un valido fattore preventivo della depressione in menopausa.
Uno di questi include le donne che hanno subito dolori interiori importanti, come per esempio quelli causati dalla fine del matrimonio o dalla dipartita del partner.
Le critiche
Una volta pubblicati i risultati dello studio, non sono mancate le critiche. In diversi hanno sottolineato che, in USA, la FDA consente la prescrizione della terapia ormonale sostitutiva solo con lo scopo di tenere sotto controllo le vampate e di ridurre i sintomi della secchezza vaginale.
A queste contestazioni sono arrivati come risposta riferimenti all’utilizzo della terapia a base di estrogeni per il miglioramento delle funzioni cognitive dei malati di Alzheimer.
In tutto ciò non va mai dimenticata l’importanza di somministrare la terapia ormonale sostitutiva tenendo alta l’attenzione sul rapporto tra rischi e benefici, con una valutazione caso per caso.
Come dimostrano lavori scientifici importanti – uno dei più rilevanti è lo studio Women’s Health Initiative – il suo utilizzo comporta un aumento del rischio di avere a che fare con patologie come il tumore al seno e la trombosi.