Un piano ambizioso da 1000 miliardi di euro in 10 anni per il passaggio dal carbone all’energia pulita.
Un passo importante per la svolta ‘verde’ del vecchio continente che assieme al Fondo per la transizione equa dovrà portare verso un’economia a basso consumo energetico e affrancata nella produzione dai derivati fossili responsabili dell’aumento dell’anidride carbonica (Co2) nell’atmosfera le cui conseguenze sono i cambiamenti climatici, i cui effetti sono oramai sotto gli occhi di tutti, anche dei più scettici. Per non parlare della salute delle persone che vivono a stretto contatto con l’industria del carbone e dell’acciaio.
Per raggiungere l’obbiettivo dell’efficienza energetica e il passaggio ad una produzione di elettricità affrancata da petrolio e carbone (2050) ci vuole tempo, determinazione da parte del pubblico e del privato, ma anche e soprattutto soldi. A fornire supporto giuridico e legislativo a questo cambiamento sarà la Legge sul Clima che la Commissione Europea vuole presentare e far approvare nel 2021.
In cosa consiste ed a cosa serve il Green Deal?
Che così non si può più andare avanti sono ancora in pochi a non rendersene conto questo è un dato di fatto. Uno dei punti chiave dell’azione annunciata dalla nuova presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, è quello di creare un imponente piano (o strategia per alcuni) da realizzarsi in 10 anni, con sul piatto 1000 miliardi di euro, da dedicare alla svolta green del vecchio continente. I fondi Ue dedicati a questa svolta si stima che saranno il 25% del totale del budget comunitario. I focus di tale azione saranno la sostenibilità, la promozione e la realizzazione di un’economia circolare e la transizione dell’industria e dei mezzi di trasporto verso l’elettrico disincentivando l’utilizzo delle fonti energetiche tradizionali, in primis carbone e petrolio. Gli obbiettivi di tali cambiamenti sono una riduzione significativa dei gas serra, responsabili dei cambiamenti climatici e la preservazione degli elementi di biodiversità presenti nell’ambiente. Non si tratterà di un approccio riguardante un singolo settore produttivo ma tutti: agricoltura, servizi e industria, edilizia e trasporti. Tutto sarà in connessione con un unico obbiettivo preservare il pianeta perché continui ad essere abitabile per le future generazioni. In termini tecnici si punta a raggiungere la neutralità climatica nell’UE.
Un aiuto sostanziale alla transizione energetica
Il Fondo per la transizione giusta sarebbe il braccio finanziario di questo Green Deal, che è costoso e che non tutte le aziende sono in grado di intraprendere da sole in tempi rapidi. Qualcuno ha criticato il fatto che a fronte dell’ambizioso piano della Commissione Europea, i 7,5 miliardi di euro messi a disposizione per il fondo non siano all’altezza delle possibili richieste che provengano dalle industrie europee, specialmente quelle medio-piccole. Sustainable Europe Investment Plan che è il piano che deve sostenere finanziariamente questo grande cambiamento ed è molto importante che nei primi anni di attuazione venga impostato bene, nell’attuazione, nell’assegnazione e nella gestione delle risorse, con i relativi controlli, anche perché nelle intenzioni dovrebbe servire come ‘piano guida’ per i prossimi 30 anni, il lontano ma non troppo 2050, anno di riferimento per il raggiungimento di tutti gli obbiettivi . Il Fondo dovrebbe essere la base attorno a cui costruire una mobilitazione di capital, pubblici e privati, con il fine di dare il via sia alla transizione energetica che al lancio della Green Economy nel senso complessivo del termine. La cifra di 1000 miliardi in 10 anni, ovvero 100 miliardi di euro all’anno destinata a al piano devono superare il duro scoglio dell’approvazione del Bilancio Comunitario 2021/2027 ancora in corso. In questi contesti i singoli stati spesso fanno venire fuori i loro interessi o egoismi nazionali, che difatti stanno ostacolando non poco l’approvazione del prossimo bilancio comunitario. L’attuale Pandemia di Covid-19 porterà sicuramente dei ritardi essendo state scompigliate tutte le carte in tavolo. Potrebbe favorire paradossalmente anche una maggiore propensione degli stati europei ad abbandonare gli egoismi nazionali ed a impegnarsi maggiormente nella protezione dell’ambiente.
Come i paesi europei possono usufruire dei finanziamenti?
I membri della Ue che vogliono accedere al fondo devono impegnarsi nel processo di riduzione dell’utilizzo dei combustibili fossili come carbone e petrolio ma anche presentare determinate caratteristiche che necessitano di interventi urgenti per la salute dell’ambiente e anche degli individui (noi ne sappiamo qualcosa con l’Ilva di Taranto) :
- un emissione di anidride carbonica due volte superiore alla media Ue;
- industrie regionali con un elevata intensità di emissione di gas serra;
- un alto numero di forza lavoro operande nell’industria del carbone e della lignite;
Lo scopo che detti paesi, o determinate regioni avviino un processo per la conversione dei loro impianti industriali, in modo da ridurre prima ed eliminare dopo la dipendenza dai gas serra. Le cifre che andranno stanziate dipenderanno dalla gravità e dalla intensità dei problemi legati all’inquinamento e alla salute. Si stima che l’Italia di questi 7,5 miliardi di euro ne riceverà 364 milioni che andranno per la conversione degli attuali impianti a carbone, in particolare l’Ilva di Taranto ma anche la ex Lucchini di Piombino in Toscana.
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